8 aprile 1994: una radio di Seattle annuncia le prime indiscrezioni circa la tragica fine del cantante dei Nirvana, Kurt Cobain: il cantante, dice l’annuncio, “si è ucciso con un colpo di arma da fuoco nella sua abitazione”.
La notizia fa subito il giro del mondo. Sono in molti a non volerci credere e, soprattutto, a non credere che si tratti di un suicidio. Fra questi, vi è il detective Tom Grant, ingaggiato dalla moglie dello stesso Kurt, Courtney.
Ci sono vari elementi incompatibili con il suicidio, in particolare il fatto che:
a) il livello di eroina trovato nel sangue della vittima fosse tre volte quello necessario per provocare la morte: che bisogno aveva Kurt d’iniettarsene una dose così elevata se aveva intenzione di spararsi?
b) Kurt non abbia lasciato impronte digitali ne’ sul fucile, ne’ sulla penna che si presume usata per scrivere il cosiddetto Suicide Note (ultima lettera o lettera d’addio al mondo);
c) dal punto di vista del contenuto, il biglietto contenesse solo un addio al mondo della musica, non a quello terreno. Solo le ultime quattro righe, for Frances for her life which will be so much happier without me, rappresentano, di fatto, un addio alla moglie ed alla figlia, ma i grafologi interpellati dubitano della loro autenticità;
d) qualcuno abbia cercato di usare una carta di credito di Kurt la dopo la sua morte.
Per chi mastica un po’ d’inglese, approfondimenti su questo caso sono disponibili al sito http://www.cobaincase.com