Attualmente in Italia le indagini afferenti alla grafologia peritale vengono svolte adottando uno dei metodi di seguito illustrati.
Metodo grafometrico: ideato da Edmond Locard, procede dalla rilevazione dei rapporti dimensionali. Ultimamente gode di scarsa popolarità ed è stato abbandonato in favore di altri metodi.
Metodo grafonomico: ideato da Salvatore Ottolenghi e noto anche come metodo “segnaletico-descrittivo”, è il metodo utilizzato dalla Polizia Scientifica e dal C.C.I.S. (Centro Carabinieri Investigazioni Scientifiche). Procede attraverso quattro fasi: osservazione, rilievo dei caratteri o segnalamento, confronto e giudizio conclusivo. Ricerca i connotati (generali e speciali), iconnotati salienti (più spiccati e personali) e i contrassegni particolari (tipici ed esclusivi), per poi giungere a delineare il tipo grafico individuale (risultante dinamica delle correlazioni fra i connotati ed i contrassegni), autentica quintessenza dello scrivente.
Metodo grafologico: metodo elaborato da padre Girolamo Moretti (1879-1963) e dai suoi successori a partire dall’inizio del secolo scorso. L’analisi ha inizio con l’individuazione dei segni grafologici, cui viene attribuito un valore in “decimi” che ne stabilisce l’intensità. Questa va combinata con il carattere sostanziale, modificante o accidentale di ogni segno, che lo qualifica per la sua facoltà di dominare (se sostanziale), accentuare o ridurre le caratteristiche dei sostanziali (se modificante) o manifestare, in modo peculiare, il proprio potenziale interiore (se accidentale). Da ultimo, si determinano i contenuti sottesi a tale segni e le dinamiche che ne derivano. La grafologia peritale morettiana si avvale della teorizzazione dei gesti fuggitivi (ricci, tagli delle t, puntini delle i, ganci, “aperture a capo”, segni diacritici, segni accessori), segni che sfuggono più di ogni altro al controllo del conscio e rappresentano in modo inequivocabile l’intrinseca natura dello scrivente.
Metodo grafoscopico: consiste nell’impiego della strumentazione (ottica, elettronica, digitale ecc.) più appropriata al fine di consentire la rilevazione, dimostrazione e rappresentazione dei fenomeni grafici. Non rappresenta dunque un metodo alternativo, bensì una pratica che necessariamente deve integrare il metodo adottato.
I MIEI METODI
Personalmente integro il metodo grafologico e quello grafoscopico.
Al primo mi sono formata frequentando una scuola (A.S.eR.Graf. di Padova) che, seppur aperta ad altri indirizzi, è essenzialmente di matrice morettiana. La grafologia morettiana vanta una lunga e consolidata tradizione in Italia sin dall’inizio del secolo scorso (la prima edizione del Trattato scritto da padre Moretti è del 1914), e ha formato molti grafologi eccellenti. L’integrazione col metodo grafoscopico è indispensabile per essere al passo con i tempi e realizzare perizie oggettivabili e valide scientificamente.